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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 63
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originale
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[63] Quid Diagoras, Atheos qui dictus est, posteaque Theodorus nonne aperte deorum naturam sustulerunt? Nam Abderites quidem Protagoras, cuius a te modo mentio facta est, sophistes temporibus illis vel maximus, cum in principio libri sic posuisset "De divis neque, ut sint neque ut non sint, habeo dicere", Atheniensium iussu urbe atque agro est exterminatus librique eius in contione combusti; ex quo equidem existimo tardioris ad hanc sententiam profitendam multos esse factos, quippe cum poenam ne dubitatio quidem effugere potuisset. Quid de sacrilegis, quid de impiis periurisque dicemus?
"Tubulus si Lucius umquam,
si Lupus aut Carbo aut Neptuni filius",
ut ait Lucilius, putasset esse deos, tam periurus aut tam inpurus fuisset?
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traduzione
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63. E che dire poi di Diagora, detto l'ateo, e, in epoca pi? recente, di Teodoro? Non hanno forse apertamente
negata l'esistenza della divinit?? Consideriamo il caso di Protagora di Abdera di cui anche tu hai test? fatta menzione e
che fu senza dubbio il pi? grande fra i sofisti del suo tempo: a causa di una frase collocata all'inizio di un suo libro,
(degli d?i non saprei dire n? se esistono n? se non esistono) per ordine degli Ateniesi fu esiliato dalla citt? e dal suo
territorio e le sue opere furono bruciate in pubblico.
Orbene, io ritengo che molti si trattennero dal fare pubblica professione di ateismo proprio perch? anche il solo
dubbio su questo argomento non sarebbe potuto sfuggire ad una sanzione. Che dire poi dei sacrileghi, degli empi e degli
spergiuri?
Se mai un Lucio Tubulo,
....re un Lupo o un Carbone o un figlio di Netiuno,
per citare le parole di Lucilio, avesse creduto negli d?i, si sarebbe forse macchiato di tanti spergiuri e di tante
turpitudini?
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